Almeno una volta ognuno di noi si è domandato quanta importanza dare alle parole, alle parole che diciamo e alle parole che riceviamo. Ma cosa succede quando le parole scelte per l'altro che vive un momento di fragilità parlano più di noi che di chi abbiamo davanti?
Da tempo rifletto su questo e, in particolare, sull'importanza delle parole che un medico riserva ai suoi pazienti.
Tante volte capita di ascoltare, nella stanza della terapia, persone che raccontano il fastidio e sopratutto il dolore provato davanti ad un medico che rivolge parole poco attente al paziente.
Prendo ad esempio la dinamica medico-paziente come simbolica rispetto al ruolo delle parole nelle relazioni, in quanto, credo che, di fronte ad un medico che rappresenta ed ha un ruolo di cura, siamo tutti fragili. Tale fragilità la viviamo in modi diversi senza dubbio, frutto della nostra esperienza e di quello che siamo, ma di fronte alla malattia, al di là dell'entità di essa, ognuno vive a modo suo paura e ansia.
Ed è proprio qui che emerge forte l'importanza delle parole, di fronte a quell'ansia, a quell'immenso non sapere.
Nella psicoterapia le parole hanno un peso e un significato di cura, di trasformazione, sono terapeutiche appunto, e ogni professionista seduto davanti a noi accoglie le nostre parole senza giudizio e sceglie le sue con cura. Ma cosa accade quando si esce da quello spazio protetto, sicuro e facciamo i conti con le parole in ogni nostra altra relazione?
Prendendo come esempio, ma ancor meglio come metafora la relazione medico-paziente, possiamo domandarci quali implicazioni possono esserci tra la scelta di una parola e l'altra. Il medico, come tante persone che incontriamo, spesso non conosce quale sia la parola migliore per noi e non ci aspettiamo nemmeno che sia così. Quello che ci aspettiamo, mi sto domandando, è forse che non metta esclusivamente del suo nelle parole che sceglie, che si fermi quindi ai fatti, alla concretezza delle cose, senza dargli significati che chissà se esistono o meno per la persona che ha davanti. Significati come: 'farai figli comunque non temere', quando la persona nemmeno ci sta pensando ad averli, oppure 'non ingrasserai tranquilla', 'secondo me sei un pò stressato'. Alcuni esempi per riflettere su quello che accade quando l'altro, che ha un ruolo per noi di rispettabilità, professionalità, per cui le parole che dice le ascoltiamo attentamente, attribuisce significati nuovi e per noi quasi privi di senso, ma proprio perchè siamo vulnerabili e in uno stato di ansia proviamo a fare nostri.
Quello che può succedere è che ci sentiamo spaesati, persi, a volte anche in colpa.
Le parole anche per questo sono importanti, proprio perchè non tutti condividiamo lo stesso sistema di significati e non sempre possiamo permetterci di creare uno schermo che ci protegge e preserva. A volte è preferibile non dire alcune parole, proprio perchè non possiamo sapere l'effetto che avranno sull'altro, e questo non è non curanza, ma anzi un grande e potente gesto di cura.
Anche la cara Alda Merini scriveva 'mi piace chi sceglie con cura le parole da non dire'.
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